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Noam Chomsky, "Stati Falliti"

Il Saggiatore

Noam Chomsky è uno degli intellettuali più importanti del nostro tempo. Sulla scia della militanza pacifista di Bertrand Russell e Albert Einstein, la sua voce è il simbolo della coscienza critica degli Stati Uniti. Oggi Chomsky lancia un nuovo allarme: da qualche anno l'America si arroga il diritto di intervenire con la forza contro i failed states, gli «stati falliti», un termine in voga per indicare gli stati che costituiscono una possibile minaccia alla «nostra» sicurezza.

Una delle caratteristiche degli stati falliti è l'incapacità, o la mancanza di volontà, nel difendere i loro cittadini dalla violenza o dalla distruzione. Un'altra è la tendenza a considerarsi al di sopra di ogni legge internazionale, e quindi liberi di aggredire ed esercitare violenza. E se si tratta di stati formalmente democratici, un terzo aspetto è che soffrono di un grave «deficit di democrazia» che priva le loro istituzioni di una vera sostanza.

In quest'ultimo, attesissimo intervento, Chomsky ribalta la prospettiva, mostrando come gli Stati Uniti condividano molte delle caratteristiche degli stati falliti.

A partire da un lucido studio dei più recenti sviluppi della politica interna ed estera statunitense, Chomsky svela con il consueto rigore i piani di Washington per una ulteriore militarizzazione del pianeta, incrementando in modo drammatico i rischi di una guerra nucleare; analizza le pericolose conseguenze dell'occupazione armata dell'Iraq; documenta il tentativo di Bush di autoesentarsi dal rispetto delle norme del diritto internazionale, della Convenzione di Ginevra, della Carta dell'Onu e del Protocollo di Kyoto; esamina nei dettagli come il sistema elettorale statunitense non consenta una vera scelta politica, e quindi una vera alternativa democratica. Smantellando pezzo dopo pezzo la pretesa di ergersi ad arbitro mondiale della democrazia, Stati falliti è l'attacco alla retorica della Casa Bianca più onesto, attuale e necessario pubblicato negli ultimi anni.